La legge sul dopodinoi
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FEBBRAIO 2016
Cos’è la legge sul “dopo di noi”
È stata approvata alla Camera e si occupa dell'assistenza delle persone con
disabilità gravi che restano senza sostegno familiare
(ANSA/FRANCO SILVI)
Giovedì 4 febbraio la Camera dei Deputati
ha approvato un disegno di legge che sui social network e sui giornali è stato
chiamato “dopo di noi”, e che si occupa delle persone con disabilità gravi che
restano senza sostegno familiare. La proposta è stata approvata con 374 voti
favorevoli e 75 contrari in prima lettura, ora passerà all’esame del Senato. Si
tratta di un testo unificato di sei diverse proposte di legge presentate da PD,
Lega, Scelta Civica e Area popolare, su cui si è trovato un consenso
trasversale, con la sola eccezione del Movimento 5 Stelle che ha accusato la
legge di “favorire le assicurazioni” e i “privati”. La legge, in sostanza,
prevede la costituzione di un fondo con risorse pubbliche e private e una serie
di agevolazioni fiscali per chi fornisce risorse finalizzate alla tutela e all’assistenza
dei disabili gravi.
Fino a ora
L’articolo 3 della legge 104/1992 per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone disabili, definiva come “disabile grave” la persona che, a causa di «minorazione, singola o plurima, abbia ridotto l’autonomia personale, correlata all’età, in modo da rendere necessario un intervento assistenziale permanente, continuativo e globale nella sfera individuale o in quella di relazione». Successivamente la legge 162/1998 aveva introdotto una serie di programmi di aiuto alla persona, gestiti in forma indiretta, «allo scopo di garantire il diritto ad una vita indipendente alle persone con disabilità permanente e grave limitazione dell’autonomia personale nello svolgimento di una o più funzioni essenziali della vita». Per i disabili gravi senza sostegno del nucleo familiare, tali programmi di aiuto potevano essere organizzati dai comuni e dalle regioni. Si sono quindi diffusi modelli alternativi al ricovero in residenze sanitarie: sono state incentivate l’assistenza indiretta, la domiciliarità e percorsi di autonomia personale. Mancava però un’iniziativa specifica a tutela delle persone con disabilità non autosufficienti rimaste orfane.
L’articolo 3 della legge 104/1992 per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone disabili, definiva come “disabile grave” la persona che, a causa di «minorazione, singola o plurima, abbia ridotto l’autonomia personale, correlata all’età, in modo da rendere necessario un intervento assistenziale permanente, continuativo e globale nella sfera individuale o in quella di relazione». Successivamente la legge 162/1998 aveva introdotto una serie di programmi di aiuto alla persona, gestiti in forma indiretta, «allo scopo di garantire il diritto ad una vita indipendente alle persone con disabilità permanente e grave limitazione dell’autonomia personale nello svolgimento di una o più funzioni essenziali della vita». Per i disabili gravi senza sostegno del nucleo familiare, tali programmi di aiuto potevano essere organizzati dai comuni e dalle regioni. Si sono quindi diffusi modelli alternativi al ricovero in residenze sanitarie: sono state incentivate l’assistenza indiretta, la domiciliarità e percorsi di autonomia personale. Mancava però un’iniziativa specifica a tutela delle persone con disabilità non autosufficienti rimaste orfane.
La petizione
Una proposta di legge per il “dopo di noi” era stata esaminata già nella XVI legislatura, ma l’esame non si era concluso. Lo scorso giugno in commissione affari sociali alla Camera erano stati presentati diversi progetti di legge e su Change.org la deputata del PD Ileana Argentin, affetta da amiotrofia spinale, aveva lanciato una petizione che aveva raccolto quasi 89 mila firme.
Una proposta di legge per il “dopo di noi” era stata esaminata già nella XVI legislatura, ma l’esame non si era concluso. Lo scorso giugno in commissione affari sociali alla Camera erano stati presentati diversi progetti di legge e su Change.org la deputata del PD Ileana Argentin, affetta da amiotrofia spinale, aveva lanciato una petizione che aveva raccolto quasi 89 mila firme.
Nel testo della petizione Argentin
racconta la storia di un suo conoscente, Sergio Ruggero, che a Roma nell’aprile
del 2014 aveva ucciso il figlio disabile di 36 anni e la moglie: lo
stesso Ruggero aveva avvisato il 113 e aveva atteso la polizia per essere
arrestato. Scrive Argentin:
«Aveva paura di morire e di lasciare solo Alessandro,
suo figlio disabile, visto che alla mamma, Mariateresa, era stato diagnosticato
un grave male. Incontravo spesso quest’uomo che spingeva la carrozzina del
figlio. Abitavano a duecento metri da casa mia e tutte le volte Sergio mi
diceva: “Che succederà, ad Alessandro, dopo la mia morte e quella di mia moglie?
Non abbiamo parenti, Ileana fai qualcosa per il “DOPO DI NOI”, non
dimenticartene.” Poi mentre scherzavo con Ale sulla Roma e lui mi raccontava
dei suoi studi, della laurea, della voglia di trovare lavoro, Sergio ci
interrompeva e tornava a dire che era diventato anziano, che era stanco e che
lo Stato e le amministrazioni dovevano sbrigarsi».
Argentin scrive anche che in Italia le
persone colpite da disabilità grave e per questo non autosufficienti. sono 2
milioni e 600 mila, il 4,8 della popolazione italiana.
La legge
Il testo di legge unificato è composto da dieci articoli e ha l’obiettivo di evitare la “sanitarizzazione” dei casi più gravi nel momento in cui vengono a mancare i parenti che li hanno seguiti, consentendo loro di continuare a vivere nelle proprie case o in case-famiglia. «Il profilo di questa legge è sociale e non sanitario», ha riassunto Argentin.
Il testo di legge unificato è composto da dieci articoli e ha l’obiettivo di evitare la “sanitarizzazione” dei casi più gravi nel momento in cui vengono a mancare i parenti che li hanno seguiti, consentendo loro di continuare a vivere nelle proprie case o in case-famiglia. «Il profilo di questa legge è sociale e non sanitario», ha riassunto Argentin.
L’articolo 1 stabilisce che la legge
è destinata alle persone «con disabilità grave non determinata dal naturale
invecchiamento o da patologie connesse alla senilità, prive di sostegno
familiare». L’articolo 2 disciplina i livelli essenziali delle prestazioni nel
campo sociale da garantire su tutto il territorio nazionale. L’articolo 3
istituisce un fondo per l’assistenza alle persone con disabilità gravi prive
del sostegno familiare, al quale sarà possibile accedere con alcuni requisiti.
I criteri saranno individuati da un decreto del ministero del Lavoro che sarà
emanato 6 mesi dopo l’entrata in vigore della legge. Le risorse del fondo, dice
l’articolo 4, con la partecipazione di regioni, enti locali, organismi del
terzo settore o privati, serviranno a realizzare «programmi e interventi
innovativi di residenzialità», alla creazione di “case famiglia” per disabili e
a sviluppare programmi per il raggiungimento del maggior livello di autonomia
possibile ai disabili senza assistenza. Il comma 400 dell’articolo 1 della
legge di stabilità per il 2016 aveva già istituito un fondo di 90 milioni di
euro per finanziare interventi legislativi di questo tipo.
L’articolo 5 e l’articolo 6 stabiliscono
che nella dichiarazione dei redditi sarà possibile detrarre le spese sostenute
per le polizze assicurative stipulate per la tutela dei disabili, con
l’incremento da 530 a 750 euro della detraibilità dei premi per assicurazioni
versati per rischi di morte. Si prevede inoltre che i trasferimenti di beni e
di diritti a causa di morte (per donazione, trust, o a titolo gratuito) siano
esenti dall’imposta di successione e donazione purché abbiano come finalità
esclusiva la cura e l’assistenza della persona disabile. I trust sono una forma
di protezione legale che prevede la destinazione di alcuni beni da parte di
qualcuno (il disponente) a vantaggio di un altro soggetto di sua fiducia, che
dovrà amministrare questi beni a vantaggio di un beneficiario attenendosi alle
indicazioni e al programma che il disponente stabilisce nell’atto istitutivo.
Gli articoli 7 e 8 prevedono infine campagne informative del governo e una
relazione annuale sullo stato di attuazione delle disposizioni in materia di
assistenza ai disabili gravi privi di sostegno familiare. Gli articoli 9 e 10
si occupano della copertura finanziaria dell’applicazione della legge: oltre al
fondo previsto in legge di Stabilità saranno stanziati 56,9 milioni di euro nel
2016 e 66,8 milioni di euro dal 2017.
Le critiche
Il M5S ha contestato la proposta dicendo che fa «un favore alle assicurazioni e ai privati». In una nota in cui hanno motivato il loro voto contrario alla legge, i deputati del M5S hanno scritto che «la maggioranza e il governo hanno scelto di affidare all’iniziativa privata un tema delicato come quello del “dopo di noi”, accrescendo la forbice sociale tra ricchi e poveri». E ancora: «Lo chiariamo fin da subito: il problema non sono i privati, che hanno il diritto di svolgere le loro attività, ma questi devo integrare l’offerta pubblica, non sostituirla. Se, come affermato dalla deputata del PD Argentin, “il pubblico non è in grado” e per questo bisogna fare ricorso al privato, si sta dichiarando che il governo non è in grado, o non vuole, garantire il welfare». La critica principale è insomma «che esiste una sproporzione tra quanto viene destinato ai programmi per tutti i cittadini disabili privi di sostegno familiare e chi ha potenzialità economiche tali da consentirgli di stipulare il trust, che si rivolge a circa 1.400 cittadini (…) il trust potrà stipularlo soltanto chi se lo può permettere. Per tutti gli altri cittadini, resta il pubblico con i suoi servizi, che il governo continua a tagliare».
Il M5S ha contestato la proposta dicendo che fa «un favore alle assicurazioni e ai privati». In una nota in cui hanno motivato il loro voto contrario alla legge, i deputati del M5S hanno scritto che «la maggioranza e il governo hanno scelto di affidare all’iniziativa privata un tema delicato come quello del “dopo di noi”, accrescendo la forbice sociale tra ricchi e poveri». E ancora: «Lo chiariamo fin da subito: il problema non sono i privati, che hanno il diritto di svolgere le loro attività, ma questi devo integrare l’offerta pubblica, non sostituirla. Se, come affermato dalla deputata del PD Argentin, “il pubblico non è in grado” e per questo bisogna fare ricorso al privato, si sta dichiarando che il governo non è in grado, o non vuole, garantire il welfare». La critica principale è insomma «che esiste una sproporzione tra quanto viene destinato ai programmi per tutti i cittadini disabili privi di sostegno familiare e chi ha potenzialità economiche tali da consentirgli di stipulare il trust, che si rivolge a circa 1.400 cittadini (…) il trust potrà stipularlo soltanto chi se lo può permettere. Per tutti gli altri cittadini, resta il pubblico con i suoi servizi, che il governo continua a tagliare».
Alla legge sono state fatte diverse critiche anche da alcuni gruppi di disabili: sostengono
che l’unica novità del testo sia il trust, «un accordo/contratto basato sulle
finanze, attraverso cui le famiglie lasciano i loro patrimoni a fondazioni,
istituti e privati che gestiranno le vite dei loro figli, decidendo loro al
posto delle persone disabili sulle vite delle stesse». In una diffusa
situazione di povertà, dicono, è evidente come il trust non sia una soluzione per
tutti. Il testo, inoltre, «fa credere che le istituzioni totali (principalmente
chiamate oggi RSA, RSD, case-famiglia) si elimineranno progressivamente, mentre
in realtà si trasformeranno in “strutture alloggiative di tipo familiare”,
nuova invenzione per de-istituzionalizzare senza de-istituzionalizzare».
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