Riforma dell'Isee


Il Corriere della Sera del 05-11-2014

Riforma dell'Isee e disabili

Dal 2015 entra in vigore la riforma dell'Isee, l'indicatore della situazione economica delle famiglie utilizzato per regolare l'accesso ai servizi locali. Un ostacolo al cammino della riforma potrebbe venire dal ricorso al Tar del Lazio da parte di un insieme di associazioni che ritengono ingiustificata l'inclusione nel reddito ai fini Isee delle indennità esenti da imposta. Sarebbe un risultato paradossale. Mentre l'Isee attuale riconosce alle persone con disabilità un abbattimento indipendente dalla gravità della disabilità e tanto più alto quanto più alti sono il reddito e il patrimonio familiari, la riforma favorisce quelle con disabilità più gravi e quelle più povere. Questo avviene riconoscendo i maggior costi che devono essere affrontati da una persona con disabilità. Ad esempio: una persona non autosufficiente con indennità di accompagnamento, di poco più di 6.000 euro all'anno, ne includerà l'80% (5.000 euro) in Isee, ma potrà poi dedurre non solo, per un pari ammontare, le spese di cura certificate, ma anche altri 7.000 euro (9.500 se minorenne) per spese di cura non certificabili (es. relative alla cura prestata da un familiare) e altri 5.000 per spese riconosciute a fini fiscali. L'Isee riformato permette poi al disabile adulto che vive con i genitori di costituire nucleo a sé stante: in molti casi il suo Isee si azzera.
L'impatto della riforma, valutato con un modello di microsimulazione, mostra che più del 60% delle famiglie con persone con disabilità ottengono abbattimenti dell'Isee maggiori rispetto alla situazione attuale, e che questi abbattimenti sono tanto più alti quanto più grave è la disabilità e quanto peggiore è la condizione economica. Un Isee quindi non punitivo, ma al contrario, maggiormente attento ai costi che la disabilità comporta.

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