Servizi ai disabili gratuiti per chi? (Corriere 26 maggio 2013)

Servizi ai disabili: gratuiti per chi?

La storia di Michela, 17 anni, affetta dalla sindrome di Down

Centro socio educativo Centro socio educativo
La scuola dell’obbligo, nonostante il ritardo mentale causato dalla sindrome di Down, con qualche anno in più e robusti aiuti, è filata via senza problemi. Poi Michela, a diciassette anni, si è trovata improvvisamente “libera”. Chiuse le porte delle superiori, nessuna possibilità di entrare nel mondo del lavoro. La soluzione? Una sola: il centro socio-educativo. Michela lo frequenta tutti i giorni, da più di dieci anni. Come solvente. Dal 2010 è inserita nelle liste d’attesa del Comune per ottenere la convenzione. Negli ultimi mesi la famiglia si era illusa, la meta sembrava vicina, ma come raccontiamo nelle pagine della rubrica Città del Bene delCorriere Milano di domenica 26, lo scorrimento delle liste è bloccato. Si parla di sette inserimenti entro luglio -sono più di trecento le persone in attesa d’ingresso ai servizi convenzionati e il dato non è aggiornato-, ma è probabile che Michela non rientri nel numero.
Per questo la Ledha Milano, Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità, sigla che riunisce sedici organizzazioni di famiglie, ha denunciato in un comunicato apparso pochi giorni fa l’inadeguatezza del sistema e chiesto all’Assessorato alle Politiche Sociali un intervento deciso. Michela paga duecentocinquanta euro al mese. “Da settembre, però, la retta salirà a cinquecento e il conto non è finito”, spiega la madre, Enrica Gambarella. Mensa e trasporto sono pagati a parte. Altri venti euro al giorno che partono. E non è ancora tutto. Michela è una giovane donna in parte autonoma e forse questo non fa comprendere in pieno la gravità della sua situazione. Ma, come sottolineano i genitori, ha una storia clinica complessa. “Mia figlia ha seri problemi a carico della tiroide, è cardiopatica e soffre di sordità e di epilessia. Cosa questo significhi è presto detto: visite specialistiche continue, cure e ricoveri che incidono pesantemente”, racconta la signora Gambarella. La famiglia fino ad oggi è andata avanti con le sue forze. Ma il padre da qualche mese è esodato e il futuro che si delinea non è roseo. “Non è solo una battaglia personale”, spiega ancora la madre. “E’ un discorso di equità. Il sistema ha bisogno di una revisione immediata.
Oggi ci sono famiglie che, indipendentemente dal reddito, hanno ottenuto la gratuità e altre in situazioni di grave emergenza costrette a pagare”. Racconta che negli ultimi mesi due giovani hanno dovuto abbandonare la struttura frequentata dalla figlia perchè non riuscivano a sostenerne il costo. “Chi osserva da fuori non può immaginare cosa significhi la rinuncia a un servizio. Per questo chiediamo al Comune di intervenire. Occorre rivedere i criteri di compartecipazione alla spesa dei servizi e sbloccare le liste d’attesa. Per garantire una quotidianità dignitosa a questi cittadini più fragili”.

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